A Giffoni Next Generation si parla di policy per valorizzare i talenti nel panel “Regione Campania: i luoghi identitari dell’innovazione”
Secondo giorno di lavori, primo dei cinque panel previsti per questa ottava edizione di Giffoni Next Generation, l’evento ideato ed organizzato da Giffoni Innovation Hub durante il consueto appuntamento annuale del Giffoni Film Festival. L’incontro, dal titolo “Regione Campania: i luoghi identitari dell’innovazione“, si è tenuto nella mattinata del 22 luglio nella Sala Coworking della Multimedia Valley e ha abbracciato vari temi con ospiti d’eccezione.
Tanti i temi messi in cantiere in un incontro nel quale si è tracciato un percorso condiviso tra istituzioni, imprese e player dell’innovazione. Valorizzare i talenti, creare opportunità da poter dare ai giovani ma soprattutto capire come supportare gli “invisibili” in cerca di supporto per le proprie idee. L’essenza del panel “Regione Campania: i luoghi identitari dell’innovazione” è tutta negli ospiti, alternatisi in una serie di osservazioni anche alla presenza dei giovani del Dream Team.
Gli ospiti del panel
Ospiti del panel sono Valeria Fascione, assessore alla Ricerca, Innovazione e Startup della Regione Campania, Luca Tesauro, CEO Giffoni Innovation Hub, Francesca Ottier, responsabile del Fondo Italia Venture II – Fondo Imprese Sud di CDP Venture Capital Sgr, Dario Sacchetti, CEO Startup Italia, Sebastian Caputo, CEO 012 Factory, Pasquale Brancaccio, direttore generale Incubatore Campano Srl, Amleto Picerno Ceraso, CEO Medaarch, Massimo Varrone, direttore Campania New Steel, Pierluigi Rippa, direttore StartCup Campania, Giampiero Bruno, coordinatore CSI – Incubatore Napoli Est, Massimiliano Imbimbo, COO Incubatore SEI di Avellino, Giuseppe Melara, CEO In Cibum Lab – FMTS Group, Sabino Di Matteo, site head Novartis di Torre Annunziata, Roberto Ascione, CEO di Healthware Group, Alessandro Ciotola, CEO e Founder Startupeuropa lab e Giuliana Esposito, CEO e Founder Stecca. A moderare il panel è stata la giornalista Diletta Capissi.
Gli interventi
A moderare l’evento la giornalista e scrittrice Diletta Capissi che ha dato il via ai lavori: “È importante capire il contesto in cui siamo – ha esordito – e al quale si genera innovazione. La regione Campania è una regione complessa, che crea quotidianamente valore e competenze e che ha goduto in questi anni di policy mirate molto importanti verso processi di transizione digitale e supporto a imprese e nuovi talenti. L’obiettivo da raggiungere oggi è quello di generare valore in luoghi e spazi urbani del territorio, aumentando una capacità attrattiva non solo nella stessa regione ma in tutta Italia. La Campania ha un potenziale umano enorme: basti pensare che ad oggi è la terza regione italiana per numero di startup. Dal 2015 al 2021 è passata dal quinto al terzo posto con ben 1300 startup“.
A dipingere il quadro dell’innovazione e del mondo delle startup nel territorio campano è Valeria Fascione, assessore alla Ricerca, alle Startup e all’Innovazione della Regione Campania: “Il tema degli invisibili è un’ottima contrapposizione a quello del panel – esordisce l’assessore – Noi che rappresentiamo le istituzioni e le strutture ad esse connesse, abbiamo la responsabilità di creare le opportunità per imprese, giovani, donne e tutti quei soggetti appunto invisibili che spesso cercano di emergere ma non hanno punti di riferimento solidi“. Fascione parla poi della nuova programmazione dell’Ente regionale: “Stiamo preparando la nuova programmazione per il periodo 2021-2027 ed eventi come questo di Giffoni sono sempre utili per ascoltare imprese, incubatori e startup e avere da loro dei feedback”.
“L’ecosistema campano delle startup è cresciuto non solo nei numeri ma soprattutto nella qualità dell’offerta con sei incubatori certificati che coprono tutte le province – ha poi dichiarato l’assessore durante il suo intervento – Dal 2015 a oggi ai soggetti storici che muovevano i primi passi nell’incubazione di impresa, si aggiungono nuovi player che lavorano su verticali importanti dalle scienze della vita, all’agrifood, all’edutech e grazie alla nuova programmazione dei fondi europei 21-27 potranno operare in un territorio sempre più in rete e connesso. Parte da Giffoni la nuova sfida della Campania dell’innovazione ancora più competitiva e attrattiva per talenti, startup e capitali“.
L’assessore parla poi dell’impegno della Regione Campania per approntare un sistema di ricerca e innovazione: “Oggi non parleremo di PNRR – ha spiegato – Parleremo di programmazione regionale. La Regione ha stanziato 500 milioni per la ricerca, sempre più per la ricerca industriale orientata al mercato. Settori da sviluppare saranno quelli del trasferimento tecnologico, delle startup e due capitoli molto interessanti sulla sperimentazione e sul capitale umano, alla ricerca di nuovi talenti. Parleremo di ecosistemi: dall’informatica, alle scienze alla logistica e alla nanotecnologia e materiali, ogni area di specializzazione è sempre più contaminata dalle altre, ecco perché importante creare degli ecosistemi sempre più aperti“.
“Giffoni è un luogo che ti permette di sognare anche nel tuo territorio“: così Luca Tesauro, CEO e founder di Giffoni Innovation Hub ha posto i suoi saluti al parterre di ospiti. “Giffoni è la casa dei giovani, della cultura e della creatività – continua Tesauro – Da qualche anno lo è anche dell’innovazione. In 18 anni di festival ho visto tanti ragazzi raccontare le proprie storie. Oggi penso sia un momento fondamentale per raccontarsi e vedere tra 18 anni cosa saremo riusciti a costruire. Sono orgoglioso di aver scelto di rimanere in questa regione. Rafforzare i legami peso sia la chiave per creare strutture e infrastrutture necessarie a dare un futuro ai nostri giovani“.
Gli interventi delle imprese e degli incubatori
Amleto Picerno Ceraso, CEO di Meedarch: “C’è una volontà di fare un punto di quello che è accaduto in questi anni ma anche capire cosa ci aspetta. L’ambiente educa, è fondamentale. Le politiche sono interessanti, ma sono le persone che riescono a far lavorare le politiche nelle giuste direzioni che poi creano valore creando un ecosistema. Ecosistema è una parola che prendiamo dall’ecologia che ci insegna che vari ecosistemi possono convivere se tra di loro vi sono piccoli ecosistemi di transizione che permettono la comunicazione“.
Giuliana Esposito, CEO e founder di Stecca di Torre del Greco: “La nostra startup ha una forte identità territoriale. Nati sotto l’impulso del Comune di Torre del Greco, ci troviamo a lavorare all’interno del sito archeologico unendo l’artigianato non in senso stretto insieme a quelle che sono le caratteristiche del territorio per stimolare nuove imprese e servizi anche di natura tradizionale”.
Giampiero Bruno, Coordinatore Incubatore Napoli Est: “Chi esce dal nostro incubatore entra in altri acceleratori, accede a finanziamenti e crea relazioni con imprese per l’accesso al mercato. Nell’ultimo anno abbiamo intercettato oltre 160 imprese ed erogato oltre 6500 ore di incubazione. Un dato importante che abbiamo rilevato è che molte realtà non percepiscono la necessità di un business planning e questo ci fa molto riflettere sul grado di disorganizzazione che poi può portare al fallimento dei progetti”.
Giuseppe Melara, CEO In Cibum Lab: “A differenza di altri soggetti, il nostro settore è quello del food. Abbiamo lanciato la prima call nel 2020 e raccolto una decina di startup incubate presso di noi. Il nostro obiettivo è quello di integrare le startup con le PMI usando strumenti tecnologici e d’innovazione. Le competenze rappresentano ancora il tema centrale. Anche grazie alla Regione accediamo ai finanziamenti ma la vera difficoltà è quella di mettere giù l’idea di startup. Un atteggiamento necessario è quello di non creare guerre tra soggetti della formazione o dell’innovazione, ma creare rete, magari supportandoci l’un l’altro”.
Sabino Di Matteo, site head Novartis di Torre Annunziata: “In Campania abbiamo rotto un vecchio status quo, costruendo un perfetto ecosistema che rifornisce 117 Paesi al mondo con volumi importanti, con le realtà delle piccole startup che guardano all’innovazione in maniera diversa. Novartis spende ogni anno tra i 5 e i 10 miliardi in innovazione ma dal 2020 si è deciso di procedere in maniera diversa partendo dalle piccole molecole, rappresentate dalle piccole aziende, per poi arrivare ad un ecosistema più grande e complesso nella quale possano convivere entrambe le realtà. La Campania ha un primato: di talenti esportati ma anche di talenti ritornati. Il concetto di luogo dell’innovazione è anche questo: creare i presupposti per dare valore al territorio grazie ad elementi d’innovazione“.
Pasquale Brancaccio, direttore generale Incubatore Campano Srl: “Incubatore Campano è una realtà ancora giovane che è riuscita a supportare 21 startup a Caserta. La formazione è il settore che ci ha dato più linfa, soprattutto nel periodo della pandemia, per andare avanti e pensiamo che formare nuove leve di giovani sia fondamentale soprattutto in un processo di transizione digitale e innovazione come quello in cui viviamo“.
Pierluigi Rippa, direttore di StartCup Campania: “Ogni anno vediamo maturare nuove risorse, nuove forze da mettere in campo. StartCup Campania unisce i sette atenei campani e da 10 anni rappresenta l’espressione delle attività di ricerca. Ogni anno vengono selezionati i migliori progetti di ricerca dei sette atenei in una competizione che abbraccia vari temi. I primi 5 vengono premiati con l’opportunità di partecipare alla competizione nazionale di StartCup. Nel nostro percorso abbiamo riscontrato un gap importante per le startup che è quello di non avere quelle capacità di arrivare al mercato. Mancano delle possibilità forti, che però si stanno incrementando, per andare oltre la fase dell’accelerazione e dell’incubazione. Oggi l’occasione è quella di parlare di questo tema non solo con altri incubatori ma anche con le istituzioni. Il senso di incontri come questo è anche quello di trovare degli incentivi per convincere i nostri giovani a tornare”.
Massimiliano Imbimbo, COO Incubatore SEI di Avellino: “Spesso nelle aree interne della nostra regione non vi sono possibilità per creare impresa o innovazione. Oggi fare impresa non è più un’attività prettamente capitalistica ma serve a creare valore. Al Sud siamo privilegiati perché rispetto ad altre zone del territorio abbiamo dei vantaggi dallo Stato, dei bandi ad hoc, eppure tutto questo non risolve i problemi che abbiamo come lo spopolamento e la fuga dei talenti. Tutti a Napoli, poi vanno a Bruxelles, a New York, a Stoccolma. Siamo ancora quelli del posto fisso. Quello che facciamo è stimolare i ragazzi, dargli una guida. Indebitarsi è facile. Fare impresa senza mettere un forte rischio sulle proprie spalle è più complicato”.
Alessandro Ciotola, CEO e founder di Startupeuropa lab: “In piena pandemia, chiusi in casa, abbiamo finanziato ed incubato 27 startup mentre a settembre partiremo con una scuola di arti digitali. I temi da proporre al tavolo sono quelle delle difficoltà di comunicazione, parlando con le istituzioni e con chi fa ricerca e sviluppo nel nostro territorio. Non siamo bravi a fare rete. Sarebbe bello se la Regione riuscisse a creare uno strumento per comunicare in maniera agile anche con le istituzioni e parlare allo stesso tavolo. In più, come nostra proposta alla Regione vi è quella di un bando sempre aperto, non tramite call periodica ma a sportello”.
Roberto Ascione, CEO e founder Healthware Group: “Negli ultimi 6 anni abbiamo investito 8 milioni di euro in 6 startup. Siamo riusciti a raccogliere 40 milioni di euro quindi siamo abbastanza soddisfatti. L’altro punto di soddisfazione è stato l’apertura di Palazzo Innovazione, nel centro storico di Salerno. Una piattaforma fisica e digitale a disposizione di tutti. Un esempio? Ogni mercoledì c’è una conferenza gratuita, in presenza e in streaming, aperta a tutti. È una delle attività a cui teniamo di più proprio per aprire alla community locale. Altro punto infine è quello col quale si dà vita letteralmente all’acceleratore nazionale CDP per la digital health, con sede a Palazzo innovazione e una sede satellite a Milano. Il concept però rimane quello dell’interazione. Se possiamo fare qualcosa da soli, preferiamo comunque farlo insieme ad altri”.
Sebastian Caputo, CEO di 012 Factory: “Il sistema dell’innovazione ha funzionato? È servito? Le due domande che mi son fatto durante questo incontro sono queste. Io penso che abbia funzionato. Se serve? I nostri numeri come 012 Factory possono dimostrarlo. In media, il valore delle startup non incubate è di 31mila euro. Noi arriviamo a 150mila. Dal punto di vista dell’impatto, tutti dovrebbero diventare società benefit per poi diventare Bcorp per agire al meglio sul territorio. Sulle competenze, abbiamo usufruito dei voucher della Regione, ma una grossa mano ce l’ha data anche l’Università. C’è ancora molto da fare però. Ad oggi, di 1300 startup in Campania, solo 300 al massimo sono gestite da incubatori e acceleratori. Ci sono quindi circa 1000 startup non ancora inserite nel nostro ecosistema. Questo può essere un punto da cui ripartire. Ci sono startup che lavorano da sole, senza il supporto di un network unito e facilmente raggiungibile“.
Massimo Varrone, direttore Campania NewSteel: “Di 43 startup incubate, 29 sono startup innovative. Quali sono i fabbisogni delle startup? La prima è quella di alzare l’asticella. Il nostro sistema è tarato in maniera efficace ma abbiamo bisogno di comunicare diversamente. Abbiamo l’esigenza di connettersi agli altoparlanti dell’innovazione. Le startup devono comunicare meglio. spesso non riescono a bucare il diaframma posto tra loro e il mondo delle imprese e delle istituzioni. Facciamo parte di un ecosistema più collaborativo che competitivo. Ci conosciamo tutti, andiamo a pranzo insieme. Potremmo provare a creare un ecosistema più ampio anche con altre regioni, considerando territori più ampi. Penso che se riuscissimo a fare questo, l’asticella si alzerebbe sicuramente”.
Francesca Ottier, responsabile del Fondo Italia Venture II – Fondo Imprese Sud di CDP Venture Capital Sgr: “Nel Sud Italia abbiamo creato uno strumento da 250 milioni, un fondo trasversale che punta proprio sulle eccellenze, soprattutto in Campania che è la regione dove abbiamo investito di più. Su 55 startup finanziate, 21 provengono dalla Campania. C’è un potenziale molto alto. Serve migliorare la qualità. I capitali pubblici servono ma non sono sufficienti. Serve attrarre anche fondi privati d’investimento che vogliano puntare sul Sud Italia. Poi ovviamente serve investire su progetti di valore. “Uno bravo”, progetto che punta a creare una rete di psicologi online, ha avuto la capacità di diventare la principale piattaforma di psicologia. Formatasi all’estero, si è capito che portarla in Italia poteva essere una scelta vincente. Infine, il capitolo Giffoni, una startup che siamo felici di supportare per tutto quello che sta facendo con i giovani e il mondo dell’innovazione, delle startup e delle nuove tecnologie”.
Dario Sacchetti, CEO StartupItalia: “Il nostro core è sempre quello di raccontare, analizzare e comunicare con gli attori di questo ecosistema delle startup e dell’innovazione che ci consente di avere molteplici feedback. Un modo utile per cercare di aiutare a far crescere le idee e consolidare le startup in cui ci imbattiamo. Al Sud vi è un trend in crescita che vede maggiori investimenti. Biotech, farmaceutico, retail. Cosa suggerisce? Suscita parecchia attenzione per gli investitori come logica prospettica. Temi come l’education e l’ecolologia stanno entrando fortemente nei topic principali. Pensiamo al caso di UniPegaso. Uno dei primi casi di vendita miliardaria nel campo sia dell’hi-tech che dell’educazione in Italia”.
Capitolo Internazionalizzazione: “In molti pensano che esportare la propria startup anche all’estero sia solo un problema – continua Sacchetti – In realtà non è così. Cosa serve per cavalcare questi trend? Accedere ai fondi sicuramente. Esistono fondi ovunque però. Sembra banale ma saper fare una procedura di accesso al fondo non è facile ma non impossibile. Molte aziende non conoscono proprio gli strumenti anche per accedere più facilmente al credito. Questo è un problema. Gli strumenti di finanziamento ci sono, ma serve conoscerli ed andarli a prendere. Un quarto della popolazione non ha accesso ad internet, figuriamoci fare E-commerce online”.
“Serve fare sistema – conclude Sacchetti – Non significa solo fare quello che facciamo ora ma dedicare tempo ed energia per creare connessioni reali. Sto conoscendo giovani imprenditori che riescono a creare reti che io ho costruito in 20 anni di carriera. Condividere, prendere appunti, anche solo raccontare una storia di successo o insuccesso, può essere un incubatore di successo“.