Giorgio Ventre: «Cinema e innovazione hanno in comune la magia della creatività».

Il direttore della Apple Developer Academy svela ai ragazzi della Giffoni Impact lo stretto legame tra tecnologia e arte

 

«La magia è made in Giffoni, sia che si tratti di cinema che di innovazione. In effetti, pensandoci bene la creatività ha tante applicazioni e Giffoni ne è un esempio lampante». A parlare è il professor Giorgio Ventre, che tra le altre cose è anche direttore dell’Apple Developer Academy di San Giovanni a Teduccio che è intervenuto nella prima giornata del Festival in una Giffoni Impact a cui hanno partecipato anche i 15 ragazzi del DreamTeam di NextGeneration2020, e che ha parlato anche dello stretto legame tra cinema e nuove tecnologie.

Giffoni è dunque anche sinonimo di innovazione?

«Giffoni ha un potenziale incredibile perché è come se mettesse insieme tanti ingredienti che sono necessari se si vuole parlare di innovazione. La stessa storia di Giffoni mi affascina. Nasce come Festival del Cinema per i ragazzi. E non esiste età più propensa alla magia, all’immaginazione, di quando si è giovani. E poi nel tempo Claudio Gubitosi ha avuto un’intuizione incredibile. Ha capito che il cinema non si sarebbe fermato alla sala e alla tv di casa. E, infatti, oggi il cinema lo portiamo in giro con noi. Su tablet, smartphone e device vari che ci permettono di godere di veri capolavori in qualsiasi momento della nostra vita. Ed oggi la Multimedia Valley è una sorta di porta sul futuro».

Porta sul futuro da un potenziale infinito.

«Esatto. La speranza è che in Italia si capisca il potenziale di questo luogo magico. Magico perché riesce ad attrarre ragazzi da tutto il mondo. E la creatività ha il suo picco proprio quando diverse culture si incontrano. Ecco perché non puntare su Giffoni sarebbe assurdo. L’Italia deve vedere in Giffoni il punto dove far partire e rinascere un’industria dell’audiovisivo italiano. Industria interpretata in maniera moderna, con uno stretto legame con i nuovi media».

Tecnologia e arte. Qual è il legame?

«Oggi la tecnologia si deve necessariamente affiancare all’arte. E l’arte alla tecnologia se posso osare dirlo. Ai ragazzi che incontro, appassionati di tecnologie, dico sempre: ricordatevi di leggere Omero e di vedere i film di Truffaut. In Italia abbiamo una passione, anche abbastanza recente: la separazione delle discipline. In realtà la cultura italiana ha una naturale tendenza alla formazione umanistica e in questo campo esperienze come la Apple Developer Academy, e in generale quello che si sta facendo in Campania, vanno in questo senso».

Inoltre, spesso e volentieri il cinema ha saputo anticipare i tempi, immaginando le innovazioni di oggi, e anche alcune di quelle di domani.

«Certo. Ci sono film meravigliosi sul rapporto uomo macchina. Ricordo un vecchio film, “Una segretaria quasi privata”, con Katharine Hepburn e Spencer Tracy, in cui un grande calcolatore prendeva in qualche modo possesso di un ufficio. Uno spassoso quadretto di quelli che sono stati i più recenti interrogativi sul machine learning e sul rapporto tra robotica e mondo del lavoro».

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