Milano, 13 maggio – l’Università Cattolica del Sacro Cuore apre le porte a Futuramente, il festival che offre a giovani under 35, scuole, università e aziende l’opportunità di dialogare, collaborare e creare progetti concreti per un futuro pù sostenibile ed equo. In un mondo in rapida evoluzione, Futuramente si configura come un’occasione unica per riflettere sulle sfide e le opportunità che ci attendono, coinvolgendo esperti, professionisti e appassionati di diversi settori. Oggi abbiamo il piacere di parlare con alcuni dei protagonisti di questa iniziativa, per scoprire cosa renda Futuramente un appuntamento imperdibile.
Con Anna Clorinda Ronfani, Vicepresidente dell’ Associazione Volontarie del Telefono Rosa Piemonte di Torino, intervenuta nella Masterclass dedicata al tema della violenza economica, parliamo di un fenomeno ancora poco conosciuto ma di grande rilevanza sociale.
Dottoressa Ronfani, quali sono i segnali che possono indicare a un giovane di essere vittima di violenza economica?
Possiamo chiamarli sintomi o indizi o campanelli d’allarme, e sono tantissimi. In questo specifico modello di violenza a mancare sono i codici per interpretarli.
Ciò che conta, per riconoscerli, è avere chiaro quali sono i cinque “ingredienti” naturali della violenza economica, che colpisce in modo particolare le donne, spesso in un contesto di ulteriori forme di violenza – fisica, psicologica o sessuale – all’interno di relazioni affettive, specialmente domestiche. Questi ingredienti sono: la disinformazione; la subalternità; il controllo; la dipendenza; il sabotaggio.
Provo a sintetizzare il contenuto di ciascuno di questi elementi, precisando che non è necessario che siano tutti presenti per individuare una situazione di violenza in atto. È importante sottolineare come, molto spesso, chi subisce si vergogni oppure pensi che si tratti di una situazione normale, correlata alla tradizionale divisione dei ruoli e delle competenze in famiglia.
DISINFORMAZIONE: Non avere competenze finanziarie, anche di livello semplice ma sufficienti a garantire il proprio benessere economico (che non è la ricchezza, ma la capacità di orientarsi correttamente, autonomamente o consensualmente, nelle decisioni su spese, risparmio e investimenti), rappresenta la premessa della violenza economica, e la favorisce. Questa si nutre anche dell’ assenza di informazioni sulle questioni finanziarie della famiglia, del coniuge o, addirittura, proprie, quando la delega a terzi è totale. Mistero dunque sui conti correnti, sugli investimenti, sui debiti, e rifiuto di condividere notizie e documenti, anche con il pretesto “Tanto non capiresti”.
SUBALTERNITÀ: Se decide sempre uno solo, ignorando le opinioni o le richieste dell’altro su tutto ciò che riguarda l’uso del denaro, o anche solo un interesse specifico del soggetto che soccombe (per esempio, perché il denaro magari è anche solo suo) si crea un’asimmetria che, nel tempo, indebolisce e finisce per neutralizzare l’autostima di chi subisce.
CONTROLLO: Segnali chiari sono la continua necessità di rendere conto delle spese, di giustificare ogni acquisto, anche consegnando scontrini, e di ricevere per questi critiche sistematiche. A questo si aggiungono divieti preventivi, il ricorso a espedienti per deroghe anche minime alle imposizioni vincolanti e un senso costante di allarme, come vivere in apnea.
DIPENDENZA: La necessità, spesso umiliante, di dover costantemente chiedere, per poi ricevere piccole e limitate somme per acquisti indispensabili, anche quando si tratta di soldi propri, a cui però non si può accedere liberamente.
SABOTAGGIO: Divieto di lavorare, posizioni retributive e previdenziali non regolarizzate in un contesto di “lavoro di famiglia”, pretese di veder accreditato lo stipendio su un conto corrente non intestato alla dipendente, divieto di possedere un conto corrente personale o una carta di credito, attribuzione di debiti fittizi o con intestazioni false, imposizioni di garanzie o di prestiti a proprio nome.
Quando queste condotte provocano un abituale senso di avvilimento e sono espressione di sopraffazione, la violenza economica si manifesta con tutta la sua forza deprimente, mortificante e condizionante.
Come si può sensibilizzare maggiormente la società e le giovani generazioni su questo fenomeno ancora poco conosciuto?
La consapevolezza dei propri diritti e l’educazione finanziaria sono i primi e i più efficaci strumenti di prevenzione, così come l’indipendenza economica. Il lavoro, soprattutto delle donne, va difeso e sostenuto, perché senza autonomia non c’è libertà di scelta e la mancanza di denaro genera sudditanza. Le donne che non lavorano sono sottoccupate o sottopagate, incontrano maggiori difficoltà nel partecipare in modo paritario alla gestione economica del nucleo familiare, specialmente in un contesto in cui la suddivisione di compiti e ruoli – come il lavoro domestico, la cura di minori, anziani o infermi – è ancora nettamente sbilanciata a sfavore delle donne.
È fondamentale dunque parlare di parità, di violenza di genere e di educazione affettiva e finanziaria, sia nelle scuole sia, ovviamente, nelle famiglie, adottando azioni corrette e promuovendo ruoli equilibrati. Se in famiglia si trasmette ai figli il modello di asimmetria di genere sulle questioni economiche, si perpetua un doppio stereotipo: quello della dipendenza e subalternità femminile, e quello della maggiore predisposizione maschile alla gestione del denaro. Entrambi sono frutto di un retaggio culturale obsoleto e ingiustificato.
Che ruolo hanno i social media e le nuove tecnologie nella diffusione o nella prevenzione della violenza economica tra i giovani?
Se utilizzati in modo critico e positivo, possono offrire un contributo significativo nel contrasto agli “ingredienti” della violenza economica, con esempi virtuosi. È importante ricordare, infatti, che come tutte le altre forme di violenza maschile nei confronti delle donne, anche questa si nutre di silenzio, sacrificio, illusione di cambiamento e dipendenza: elementi che ne costituiscono i suoi alleati naturali.
Quali strumenti o risorse sono disponibili per aiutare i giovani vittime di violenza economica?
Anche tra le coppie giovani, o addirittura tra gli adolescenti, possono manifestarsi comportamenti predittivi e forme di violenza economica. Maschi e femmine possono condividere gli stessi difetti, ma è un dato di fatto innegabile che soprattutto le ragazze, anche minorenni, raccontino di imposizioni più o meno sentimentalmente camuffate, finalizzate a ottenere da ragazzi ricariche telefoniche, pacchetti di sigarette, consumazioni o persino merendine a scuola. Queste richieste sono spesso accompagnate da pressioni per controllare chat, frequentazioni e abbigliamento. Sono segnali di allarme da non sottovalutare e da contrastare, soprattutto nelle generazioni più giovani. A qualsiasi età, il silenzio rappresenta un nemico da combattere, così come l’acquiescenza e la normalizzazione di tali condotte. I Centri Antiviolenza, come Telefono Rosa Piemonte, sono luoghi di genere ai quali le ragazze e le donne, giovani e meno giovani, possono rivolgersi con la garanzia di ascolto non giudicante, sostegno e accompagnamento verso la consapevolezza dei propri diritti. Questi spazi garantiscono il rispetto totale dell’anonimato, della riservatezza e dell’autodeterminazione, con l’obiettivo di trovare insieme una risposta, una strategia o una soluzione.
Tuttavia, l’auspicio è che la rivoluzione culturale più urgente e significativa, quella del riconoscimento della parità, si realizzi attraverso l’alleanza tra uomini e donne, per un obiettivo di civiltà condiviso.
Ringraziamo Anna Clorinda Ronfani per aver condiviso con noi le sue approfondite riflessioni sul tema della violenza economica. È fondamentale aumentare la consapevolezza su questo fenomeno spesso sottovalutato. Solo attraverso l’informazione, l’educazione e un impegno collettivo possiamo sperare di prevenire queste forme di abuso e offrire un supporto concreto a chi si trova in situazioni di difficoltà. Ci auguriamo che questa conversazione possa essere un passo verso una maggiore sensibilizzazione.
Per vedere tutti i contenuti dell’evento, comprese altre interviste e il video del live streaming, vi invitiamo a visitare il sito https://futuramente.giffonihub.com. Ricordiamo inoltre Futuramente podcast, presto disponibile su Spotify.
Non perdete l’occasione di essere parte del cambiamento!