Alla sua seconda edizione, Futuramente è il festival che connette le nuove generazioni con il mondo della formazione, dell’innovazione e delle opportunità professionali. Con talk, panel interattivi ed experience immersive, il festival punta a ispirare e fornire strumenti concreti per costruire un domani più sostenibile ed equo.
Il panel Raccontare la sostenibilità ambientale, tra start-up, visual data, web e video journalism riunisce voci diverse per parlare di sostenibilità ambientale attraverso il giornalismo, il web e l’innovazione. I suoi protagonisti mostrano come si possa vivere e comunicare la transizione ecologica in modi concreti e coinvolgenti.
Ne parliamo con Pierluigi Sassi, presidente di Earth Day Italia.
Earth Day Italia è da anni in prima linea nella promozione della sostenibilità ambientale. Secondo lei, qual è oggi la sfida principale nella comunicazione della sostenibilità?
La sostenibilità è finalmente entrata nelle agende politiche ed economiche globali, un risultato positivo sul piano della sensibilizzazione. Tuttavia, l’esplosione di canali di comunicazione, grazie alle nuove tecnologie e ai social, ha creato un ambiente in cui non è facile orientarsi.
Assistiamo a chi sfrutta l’onda del green per pure logiche di marketing, il cosiddetto greenwashing, e a chi, per ragioni economiche, tenta di rallentare o ostacolare le politiche di sostenibilità. Chiunque può aprire un canale e parlare di ambiente, clima o sostenibilità. In questo moltiplicarsi di voci, diventa cruciale distinguere tra chi ha competenza e trasparenza e chi è mosso da altri interessi, tra la verità e le fake news.
Per chi comunica in modo autentico, la vera sfida è quella di convincere tutti a passare dalle parole ai fatti, in modo autorevole e affidabile. Dobbiamo saper parlare ad un pubblico anche inesperto, usando un linguaggio semplice ma rigoroso, senza timore di presentare dati.
Quali strumenti o linguaggi ritiene più efficaci per sensibilizzare il pubblico, soprattutto i più giovani? E quali rischi si corrono quando la narrazione ambientale diventa eccessivamente tecnica o, al contrario, troppo semplificata?
Oggi abbiamo a disposizione un’enorme varietà di strumenti per raggiungere il nostro pubblico di riferimento. Il nostro compito è individuare il linguaggio e lo strumento giusto per ogni audience. Essere multicanale è fondamentale.
Certo, ci sono strumenti più adatti all’approfondimento, ma questo non significa che piattaforme come Instagram o TikTok non possano veicolare messaggi importanti. L’essenziale è non limitarsi ad adattare un contenuto pensato per la televisione, ad esempio; occorre ripensarlo completamente affinché rispetti il linguaggio del mezzo e le abitudini di fruizione del pubblico.
Questo non vuol dire banalizzare il contenuto. Le questioni ambientali sono complesse, e semplificarle eccessivamente sarebbe un errore gravissimo. Ridurre la crisi climatica a “estati un po’ più calde” o pensare di risolverla solo con la raccolta differenziata o chiudendo l’acqua mentre ci si lava i denti è uno dei fattori che ci hanno portato a questa situazione. Dobbiamo avere il coraggio di essere chiari e, soprattutto, di non sottovalutare la capacità e la sensibilità dei giovani. Chi vuole ascoltare, capire ed essere protagonista del proprio futuro non si farà certo spaventare da un po’ di scienza.
Quali saranno, secondo lei, le evoluzioni future della comunicazione ambientale nei prossimi anni? Crede che l’intelligenza artificiale e le nuove tecnologie visive rafforzeranno o indeboliranno la qualità dell’informazione sulla sostenibilità?
Come ogni tecnologia dirompente, l’Intelligenza Artificiale (IA) presenta opportunità straordinarie insieme a una serie di rischi e questioni etiche che vanno approfondite e considerate. Potremmo usare l’IA per progettare corsi di formazione sulla sostenibilità, per far immaginare ai ragazzi come erano certi ambienti prima della devastazione umana o come potrebbero diventare se non interverremo sulla crisi climatica. Ma potremmo anche usarla per creare fake news quasi impossibili da smascherare o, al contrario, per sviluppare sistemi in grado di distinguere più facilmente ciò che è artefatto da ciò che non lo è.
La tecnologia in sé è neutra; assume un colore a seconda dell’uso che se ne fa. Quel che è certo è che va normata, e per farlo dobbiamo prima conoscerla a fondo. Anche nel mondo della comunicazione, servono strumenti che permettano a chi fruisce contenuti di distinguere cosa è frutto dell’intelligenza naturale e cosa è attribuibile, completamente o parzialmente, all’IA. In ogni caso, l’IA sta già avendo un grande impatto sul settore della comunicazione e chi oggi si approccia a questa professione non può ignorarla: deve comprenderla per governarla e farne uno strumento di lavoro che integri, senza sostituire, le nostre competenze.
Ritiene che Futuramente sia un contesto rilevante per parlare di sostenibilità? In che modo la collaborazione con Giffoni Innovation Hub contribuisce a rendere la comunicazione ambientale più accessibile per le nuove generazioni?
Quando si parla di Futuro, non si può non parlare di sostenibilità. Senza sostenibilità non c’è futuro, e i giovani, a mio avviso, lo comprendono profondamente. Non sono solo nativi digitali, sono anche nativi ambientali e costituiscono la via più breve per uno sviluppo sostenibile che le generazioni precedenti faticano ancora a raggiungere, dopo averlo per anni persino rifiutato.
Serve un cambiamento radicale, e l’innovazione è decisiva in questo percorso. Ogni giorno ci offre soluzioni nuove per problemi che fino a pochi anni fa apparivano irrisolvibili. Va governata, certo, ma nessuno può farlo meglio dei giovani.
Alcuni dei ragazzi che ci leggono probabilmente tra 10-20 anni occuperanno posizioni che permetteranno loro di incidere sui mercati e sulle politiche globali. Il compito di chi li precede deve essere quello di dare loro gli strumenti per comprendere la complessità della nostra epoca, ma soprattutto gli spazi per emergere ed essere protagonisti di un Futuro che è soprattutto loro.
Ringraziamo Pierluigi Sassi per la sua disponibilità e per aver condiviso con noi queste riflessioni preziose e stimolanti.
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